Verstappen, compleanno con richiesta precisa: una RB20 più veloce per il 4° titolo

A 27 anni, solo Vettel aveva più titoli di Verstappen: Max oggi è l'uomo che sta facendo la differenza, in pista e non solo, e che come regalo di compleanno vorrebbe e meriterebbe per quanto fatto finora una RB20 di nuovo capace di lottare per le vittorie

30.09.2024 12:53

C'è stato il tempo in cui Fernando Alonso, per il suo compleanno, chiedeva "la macchina degli altri". Non era colpa del caldo (Fernando è nato a fine luglio): era la frustrazione per una inferiorità tecnica mai nascosta, soprattutto di fronte ai microfoni. Max Verstappen invece a tanto non si è spinto, ma anche lui per il suo compleanno ha le idee chiare: vuole una macchina più veloce.

27 anni: solo Vettel aveva più titoli

A 27 anni, solo un pilota nella storia poteva vantare tre titoli mondiali: Sebastian Vettel. Anzi, a quell'età Seb (classe 1987) ne aveva già quattro: per il quarto invece Verstappen, nato il 30 settembre 1997 ad Hasselt (Belgio), ci sta lavorando. Finora ha fatto gli straordinari, perché la RB20 è stata dominante giusto una manciata di gare, prima di cedere il passo al recupero della McLaren e non solo. Dunque, è facile immaginare cosa voglia scartare Max al momento in cui si accingerà a spegnere le candeline: una RB20 giusto un pelo più veloce, per condurre in porto la corsa al quarto alloro iridato. Un titolo che, se arrivasse, avrebbe molto, molto del suo, inteso come piede destro.

Vita privata e simulatori

Per il resto Max ha probabilmente poco da chiedere. Ha vinto tanto, anzi tantissimo per un'età ancora tutto sommato giovane, guadagnato altrettanto ed anche alla vita privata pare abbia poco da chiedere. Quel lato della vita lo tiene abbastanza nascosto, salvo qualche inevitabile foto distribuita sui social: un modo per non mettere solo macchine e corse, e far rientrare Kelly Piquet in quella sfera mediatica che al giorno d'oggi, volenti o nolenti, ha il suo peso nel definire non la persona ma il personaggio. Roba quasi di pubblicità che a Verstappen interessa il giusto: fuori dalle corse è uno qualunque, o almeno ama definirsi tale. Simulatori a parte, ovvio: per quelli ha dovuto discutere con la Red Bull, perché lo stavano prendendo un po' troppo anche nei weekend di gara. 

Sterzi a parte: spiace per Ricciardo, ma senza piangerci su

Voglio essere me stesso!

Fosse per lui, Max correrebbe, girerebbe e basta. Farebbe a meno del clamore mediatico, farebbe a meno di spendere tempo per battaglie che ora può permettersi di dire di non sopportare. Come quella recentissima per le "parolacce" in conferenza stampa, episodio che lo ha portato a vedersi assegnati lavori sociali da parte del presidente della Federazione, Ben Sulayem. Decisamente troppo, perché è una mossa che tende ad inseguire una visione utopistica delle corse, per una F1 sempre più patinata fino a diventare finta. E troppo soprattutto per lui, Max, che dentro e fuori dall'abitacolo ha dimostrato di avere un carattere tutt'altro che docile, quando si tratta di dire la sua. Se non può farlo, non si sente se stesso; e se non si sente se stesso, è arrivato a minacciare un addio che farebbe più rumore per la F1 piuttosto che per lui. "La vita non è solo la F1", ha detto una volta. Suona strano per uno cresciuto a pane e motori, inseguendo un sogno che è stato anche il sogno di suo padre: ma oggi, a vittorie e maturità acquisite, Max può permettersi di dirlo e pure di pensarlo. Perché ora che non ha più paura di esporsi, ora che ha vinto e convinto, vuole anche "divertirsi", soprattutto essendo "me stesso".

Lui vorrebbe pensare solo alle corse, soprattutto quando è in pista. Corse che gli danno un gusto particolare, corse per le quali si prepara, appunto, anche a casa: i simulatori, per chi non lo ha ancora capito, non sono solo un passatempo, quanto piuttosto l'unico modo, in un'epoca in cui i test continui sono vietati, per tenersi allenati e magari togliere quel centesimo dal tempo sul giro. Possono farlo tutti, ma Max più di altri: non chiamatela missione e nemmeno ossessione, ma abnegazione sì.

E' Max il valore aggiunto della Red Bull

Un'abnegazione che oggi fa, sta facendo la differenza. Perché lo abbiamo detto all'inizio: se questo quarto titolo arriverà, arriverà soprattutto perché lui, Max Verstappen, ci avrà messo moltissimo del suo. Non è colpa sua, se Norris e la McLaren non sono stati impeccabili; ma è stato soprattutto bravo lui a tenere la barra dritta mentre tutto intorno il castello scricchiolava e addirittura crollava su alcuni lati, come quello tecnico (che poi, è una conseguenza dell'instabilità interna vissuta a febbraio, perché in F1 l'eco di qualcosa lo si vede soprattutto a lungo andare). Oggi la classifica dice +52 su Norris: gli stessi che c'erano dopo Shanghai e prima di Miami, ovvero quando è arrivata la MCL38 "B" a scrivere un altro mondiale. Senza Max, Norris avrebbe veleggiato spedito verso il titolo e chissà in che condizioni sarebbe la Red Bull, persa com'è nelle difficoltà di Perez e soprattutto in quelle interne, per una squadra che sta andando incontro ad una tabula rasa a livello di nomi apicali. Ma Max c'è, eccome: e lo si è visto per come è riuscito a pareggiare il conto dei punti raccolti con Lando in 13 GP in cui la RB20 non è sostanzialmente mai più stata la macchina da battere. 

Il difficile, più che prenderne atto, è stato interiorizzare il fatto di non avere più la macchina più veloce, per lui e per il team. Dal lato del pilota, si spiegano anche così situazioni come il giro in qualifica a Monaco, la difesa strenua in Austria oppure la domenica ad alto tasso di nervosismo di Budapest, una sorta di punto di non ritorno nell'atteggiamento in gara. Dall'Ungheria, Max in qualche modo è cambiato nella condotta in gara: da lì ha rischiato molto meno e massimizzato addirittura un filo di più. E se il vantaggio massimo stagionale (+84 post Silverstone) è solo un ricordo, l'attuale +52 certifica la nuova veste di Max, capace come detto di eguagliare i punti di Norris da Miami ad oggi: non più uomo in fuga, ma contropiedista consapevole che in questa fase deve pensare soprattutto a difendersi.

Alla (ri)scoperta di Lawson

Uomo vs macchina

E qui torniamo al discorso iniziale: cosa può chiedere, Max, come regalo di compleanno? Può chiedere una macchina che gli permetta di tornare non necessariamente a dominare, ma quantomeno ad essere in lizza per una vittoria che manca già da da 8 GP. Ad Austin la Red Bull gli ha promesso una RB20 aggiornata: vedremo nelle prossime settimane se il regalo sarà gradito o meno. Intanto, buon compleanno, Max: l'uomo spesso più discusso e discutibile, ma l'uomo che sta spiegando a tutti come l'uomo, ancora oggi, possa fare la differenza. E questa, è una caratteristica riservata solo ai più grandi.


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi