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Intervista esclusiva: il patriarca degli Andretti esulta per il disco verde al Team Usa nel Mondiale dal 2025. E rivela che ricoprirà la carica di DirectoroOf Board, Dirà la sua sui Piloti (uno dovrebbe essere Colton Herta) E sarà il primo tester! In un programma che avrà la durata minima di 10 anni. I primi due, spera, con Power Unit fornita dalla Ferrari, a glorificare la storia tra lui e il Cavallino
3 dic 2024 (Aggiornato alle 10:58)
Più che di lieto fine è il caso di parlare di felice ripresa di una storia importante, che aveva imboccato una gran brutta strada. Quella tra Andretti Global e Liberty Media, ora si tramutasi in un bel rapporto tra Cadillac GM e il promoter della F.1, tra annunci, cieli tornati sereni e tante belle prospettive a segnare il ritorno, dal 2026, dell’undicesimo team nel Mondiale, a rendere ventidue e non più venti le macchine al via. È bastato a inizio ottobre il mutamento di pelle, con la cessione della maggioranza della Global da Michael Andretti al socio Dan Towriss, magnate del settore delle assicurazioni, per propiziare un mutamento di clima tra le parti in causa, tradottosi in una stretta di mano e una porta finalmente aperta. Insomma non senza colloqui, spiegazioni, trattative e reciproche considerazioni, ora c’è solo da prendere felicemente atto della pace fatta, nonché del futuro assicurato a un programma che ora sta prendendo forma. Ma il rientro più clamoroso e commovente è quello di Mario Andretti, 84 anni, immediatamente glorificato con la nomina a Director of Board della nuova squadra, attesa in F.1 a partire dal 2026. Il primo biennio con una fornitura di power unit clienti e dal 2028 a propulsione propria.
Mario, ci siamo sentiti giorni fa che non eri per niente felice e apparivi sottotraccia quanto malinconico. Poi all’improvviso tutto si è aggiustato.
"Adesso possiamo andare avanti e meno male. Sai, per me non è una sorpresa, la faccenda stava muovendosi un po’ di là e un po’ di qua, quindi ora finalmente ha preso la direzione giusta e siamo tutti contentissimi".
General Motors in campo col marchio Cadillac e tu nominato Director of Board. Al di là della pomposa risonanza del termine, cosa significa, esattamente?
"Mi hanno chiesto di rimanere e io lo faccio volentieri. Sto dentro, perché se loro hanno bisogno di dritte e consigli, non mi tiro certo indietro. E penso che potrò dare una mano, specie per quanto riguarda la scelta e la gestione dei piloti. D’altronde le corse sono la mia vita e questa nuova avventura a 84 anni e mezzo sta a significare che ho trovato il modo di trascorrere nel mondo racing tutta la mia esistenza. Sinceramente non potevo chiedere di meglio. In fondo non c’è niente di nuovo, in tutto ciò: la mia vita è nelle corse e dicendo questa cosa provo molto interesse per il futuro di questo programma"
Tornerai stabilmente a seguire le trasferte della F.1? Alla tua età non sarà facile seguire in tutto il mondo un calendario così pervasivo...
"Non credo che sarò presente a tutte le gare, diciamo che seguirò un programma selezionato di presenze. Sai cosa voglio dire?".
Spiegamelo bene
"Vorrà dire che sceglierò io. Vedi, in tutta la mia carriera nelle corse la verità è che ho sempre cercato l’interesse della squadra con cui correvo, ma in realtà non ho mai avuto dei capi sopra di me. E anche stavolta sarà così. Mi muovo in un sistema, so come fare, tutto quello che sceglierò sarà per il bene della squadra, ma alla fin fine sono e resterò completamente libero, perché la libertà è la cosa più bella che c’è. Libero e rispettoso del team, certo".
Senti, Mario, ma, al di là di tutta la fiera e il can-can mediatico, General Motors tramite Cadillac quanto e come è coinvolta? Sarà lì per attaccare adesivi e farsi pubblicità, di fatto attingendo prima a forniture esterne o ad antenne tecnologiche, oppure metterà davvero energie e strutture proprie?
"Quando prima ti ho detto che per me in pratica è un coinvolgimento a vita, non scherzavo. Nel senso che si parla di un impegno della GM minimo per dieci anni. Quindi si tratta di un programma che non è né esplorativo né sperimentale ma rappresenta solo l’inizio di un focus lungo e costante, all’interno del quale la stessa GM non farà mancare assolutamente nulla di quello che serve per rendere una squadra valida e competitiva, visto il tenore della sfida".
E quale sarà il ruolo di tuo figlio Michael in tutto questo? In fondo, penso ormai sia chiarissimo, era proprio perché non era gradita la sua presenza che ci sono stati così tanti problemi... Il suo passo indietro da questo punto di vista è stato apparentemente determinante, per sbloccare la situazione.
"Non parlo di passo indietro vero e proprio, ma di passo di lato".
È anche vero che in questo step 2 di conciliazione tra le parti il nome Andretti dalla ragione sociale della squadra sembra sparito.
"È una storia delicata, così adesso non ha senso parlare del passato anche prossimo ed è meglio che ci concentriamo soprattutto nel futuro. Di sicuro è vero quando dici che ci sono state questioni di carattere, per così dire, personale, però ora è tutto risolto ed è ciò che conta davvero. Non manca niente per avere un bell’avvenire ed è questa la vera notizia".
Intanto già da settimane erano ripartirte le assunzioni, nella sede in Gran Bretagna. E tra le recenti brillano quelle del 70enne Pat Symonds, già direttore tecnico di F.1 e negli anni d’oro l’uomo forte di Benetton e Renault ai tempi di Briatore, e di Nick Chester, già direttore tecnico del team di Enstone dal 2013 al 2020 e, dopo la lunga parentesi in Renault, vincente due volte in F.E con Mercedes.
"Confermo tutto. E questi nomi sono indice della qualità che vogliamo dare alla squadra".
E si dice anche di quanto tu stia spingendo per avere una fornitura di power unit Ferrari per il biennio 2026-2027...
"È tutto vero. Prima di tutto penso che la power unit Ferrari rappresenti quanto di meglio si possa trovare per una squadra in cerca di un propulsore e, parimenti, per me c’è anche un fattore affettivo importante. Perché la mia storia con la Casa di Maranello..."
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