Ha perso il titolo Piloti, ma ha contribuito a vincere il Costruttori con la prospettiva di riprovarci l'anno prossimo: Lando Norris ha fatto la scelta giusta a restare in McLaren, dando fiducia al team anche e soprattutto nei momenti difficili
Sulla strada verso Londra, che poi è un po' il centro di tutta l'Inghilterra da un punto di vista turistico e per buona parte anche economico, da Bristol si fa prima ad arrivare a Grove, sede della Williams, piuttosto che a Woking, sede della McLaren. Questo per dire in che direzione doveva guardare Lando Norris, giovanotto di Bristol, quando da ragazzino sognava di diventare pilota di Formula 1.
Andrea, la McLaren è sotto una buona... Stella
Aveva da poco compiuto 17 anni quando, nel dicembre 2016, si aggiudicò un premio che lo portò dritto sotto l'ala protettrice della McLaren. In quella stagione, le due grandi case inglesi rimaste sulla scena, Williams e McLaren, erano due nobili decadute che si erano sfidate, per modo di dire, per il 5° posto tra i Costruttori, con la Williams davanti alla McLaren; solo che a Grove avevano fatto quasi il doppio dei punti rispetto a Woking (138 contro 76) ed un ribaltone non sembrava al di là da venire. Figuriamoci l'anno dopo, il 2017, il primo con Norris effettivamente in squadra: debuttò nei test di agosto a Budapest su una macchina che quella Williams, arricchita quell'anno dai denari di Lawrence Stroll, la vedeva con il binocolo. E proprio per questo, se mai qualcuna di queste nobili decadute fosse riuscita a tornare in alto, pareva impensabile che a riuscirci per prima sarebbe stata proprio la McLaren.
Per parlare di Lando Norris e la Williams non serve la minima suggestione, semplicemente perché non sono mai stati reciprocamente un'opzione. Però è utile rispolverare un po' il contesto, tutto britannico, in cui Lando Norris si è affacciato alla F1: c'era ancora Button in pista oltre a Lewis Hamilton, e sebbene Lewis fosse ancora nel pieno della carriera, già ci si chiedeva chi ne avrebbe preso il posto, almeno nel cuore degli appassionati. Ad oggi Lando Norris e George Russell sono i più indiziati, e finora Lando ha vinto più di George.
Siamo quattro vittorie contro tre per i due amici britannici, e sicuramente a leggere queste righe ci sarà qualcuno che dice: ah, ma Lando ha avuto tra le mani una super McLaren. Certo, tutto vero: però Lando, quella McLaren, se l'è tenuta stretta quando tutti gli dicevano che con essa avrebbe dilapidato il suo talento. Talento che, quest'anno, ha oggettivamente un po' deluso: veloce è veloce, Lando, anzi è uno dei più veloci in griglia, però ha mostrato qualche crepa psicologica nelle quali Max Verstappen si è saputo infilare con tutto il suo cinismo. Pazienza, ormai è andata: non siamo qui a riaprire un discorso iridato chiuso da tempo.
Qui, piuttosto, serve rendere onore alla visione ed alla tenacia avuta da Norris nel restare fedele alla McLaren, la casa che gli ha dato tutto per affacciarsi nel mondo dei Gran Premi. Da ragazzino di belle speranze, Lando ha avuto l'occasione della vita con una McLaren disastrata: quando lui e Sainz hanno scoperto la MCL34, la macchina del 2019 (nonché prima McLaren di entrambi), era una macchina che poteva apporre pochi adesivi sulla livrea arancione. L'ultima McLaren di Alonso, quella dell'anno prima, di sponsor ne aveva ancora meno: Zak Brown era arrivato da poco ed aveva bisogno di tempo. Era appena arrivato anche Andreas Seidl a riorganizzare la squadra, Vandoorne era stato fatto fuori mentre Alonso aveva preferito lasciare l'intera F1 pur di disintossicarsi da una McLaren che gli aveva rovinato gli ultimi quattro anni di carriera. Per Sainz e Norris, invece, quella era una occasione: l'hanno colta al volo. Se è vero che non si può dire di no alla Ferrari, Carlitos ha fatto bene a coronare il sogno di una vita; tuttavia, se fosse rimasto a Woking, forse avrebbe avuto una possibilità iridata che non ha mai avuto a Maranello. Lando invece è rimasto, anche contro la logica: poteva finire in Red Bull, ma preferì dire no. Per scampare al confronto con Verstappen? Probabilmente sì: ma intanto, ha avuto ragione.
Lando ha vissuto la rinascita McLaren e ne è stato un pilastro: dal 2019 al 2021 è stato un crescendo, con i primi podi e la prima pole; poi la battuta d'arresto del 2022 che avrebbe lasciato sgomento chiunque. Soprattutto, il pugno nel test di Sakhir all'alba del 2023: il punto più basso di un rapporto che Lando, lì per lì, ha avuto il timore dovesse finire. Gli dicevano di scappare, di mettere in salvo un talento che, altrimenti, sarebbe rimasto nell'ombra per sempre; e invece ha tenuto duro, venendo ripagato con la migliore macchina del 2024 dopo una parabola ascendente che ha del clamoroso, se si guarda alle tempistiche della F1 moderna. Non ha vinto il titolo e questo qualcuno glielo rinfaccerà sempre, almeno fino a quando non ne vincerà uno; però, intanto, per quest'anno si è trovato nel miglior posto in cui un pilota avrebbe potuto trovarsi. Ed il titolo Costruttori, intanto, è un riconoscimento da mettere lì, con quella punta di orgoglio di averne fatto parte.
Siccome è dagli amici che ti devi guardare, l'anno prossimo Lando Norris dovrà regolare innanzitutto i conti interni, perché sarà pur vero che Oscar Piastri nell'ultimo terzo di campionato si è eclissato, ma è anche vero che con quel tenere duro in curva 1 a Verstappen ad Abu Dhabi ha voluto dimostrare di non voler fare sconti a nessuno, Max compreso. E allora, per Lando, occhio alla concorrenza interna, indipendentemente dal ruolo che avrà la sua macchina nel 2025. Il titolo non può che essere un obiettivo, e Lando lo sa: sarebbe il coronamento di un percorso cominciato insieme in una notte del dicembre 2016. E sarebbe, soprattutto, il modo migliore per rispondere a chi, in questi anni, gli aveva suggerito di scappare: pensate solo che gusto avrebbe poter dire, un giorno: "Visto? Avevo ragione io".
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