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L'addio di Hamilton chiude definitivamente un'era: Toto Wolff resta l'unico ancora presente della Mercedes 2014, quella del primo mondiale dell'epoca moderna. La nuova sfida punta al 2026: in pochissimi sono stati in grado di aprire due cicli differenti
13 dic 2024 (Aggiornato il 16 dic 2024 alle 11:32)
Qualcuno gli ha sempre rinfacciato di essere arrivato al momento giusto, quando la squadra era già strutturata per vincere, godendo del lavoro che prima di lui era stato fatto da Ross Brawn. Toto Wolff, ovviamente, ha sempre rispedito le critiche al mittente, presentando il palmarès che sotto la sua gestione la Mercedes ha ottenuto. Un segnale di leadership era già arrivato nel 2017, anno di cambiamenti regolamentari: ora, però, per Toto Wolff arriva la sfida più difficile.
Se prendete una foto del 2014, con la Mercedes intenta a festeggiare il primo titolo mondiale della sua storia moderna, noterete che Toto Wolff è l'unica costante, almeno nei ruoli apicali. A suo tempo se ne andò Paddy Lowe, primo direttore tecnico del ciclo vincente; poi mollò Nico Rosberg, quindi è toccato ad Aldo Costa, Andy Cowell ed infine pure a Lewis Hamilton. E Niki Lauda, ovviamente, non c'è più per cause naturali. Nei vertici che hanno impatto sulla macchina, del primo titolo mondiale è rimasto il mai troppo acclamato John Owen, capo progettista della prima ora Mercedes a Brackley. Uno che, per dire, di Brackley incarna l'anima: c'era già, in qualità di aerodinamico, quando sulle insegne c'era il marchio della Honda, ancora prima della Brawn GP.
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La grande sfida di Toto Wolff, oggi, è proprio questa: far tornare grande la Mercedes da solo, quale unico elemento rimasto rispetto al primo filotto di successi. Se aprire un ciclo è difficile, aprirne un altro è quasi impossibile: lo dice il mondo dello sport e lo sa lo stesso Toto, che non a caso un paio d'anni fa, di fronte alla prima, vera battuta d'arresto della sua invincibile armata (quindici titoli su sedici in otto stagioni, dal 2014 al 2021), quella del 2022, si era messo a studiare gli esempi illustri dello sport che, dopo un grande periodo, sono andati in declino. Oggetto dello studio, tra gli altri, il Manchester United di Sir Alex Ferguson: dopo Sir Alex, lo United è crollato in una sorta di stato catatonico, perdendo non solo i trofei ma pure l'identità. Proprio Sir Alex, tuttavia, è anche la persona giusta per dimostrare che aprire più cicli con lo stesso uomo si può (è stato allo United dal novembre 1986 al maggio 2013), a patto di avere umiltà e soprattutto di sapere dove mettere le mani.
A dire la verità, Wolff il Manchester United lo ha studiato soprattutto dopo, per evitare che anche la sua squadra, la Mercedes, crollasse in una spirale negativa apparentemente senza vie d'uscita. Quest'anno, ad esempio, la Mercedes è stata emblematica delle grandi squadre al tramonto, con i suoi 4 GP vinti: fiammate di orgoglio a dimostrare che da qualche parte fuoco e talento ci sono ancora, ma non ce n'è più abbastanza per le grandi vittorie, quelle con la maiuscola. Toto probabilmente lo sa, così come sa che, stavolta, deve ripartire innanzitutto da se stesso.
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E' una ripartenza diversa, per dire, da quella del 2017. Allora, la Mercedes aveva piena fiducia in se stessa, aveva dalla sua risultati e certezze che questa, invece, non ha. La rivoluzione tecnica del 2017 a Brackley era stata vista come una sorta di sfida personale dopo tre anni dominati, e risposero presenti. I due veri cambiamenti, tra 2016 e 2017, furono quelli di Nico Rosberg e Paddy Lowe: Nico lasciava ad Hamilton i galloni di numero 1 indiscusso, Paddy aveva già dato il suo benestare sulla futura Mercedes W08, presa poi in corsa nella direzione tecnica da James Allison. Tuttavia, gli altri restavano e restava soprattutto una incrollabile fiducia in se stessi, uno dei valori aggiunti non numerabili che portano le vittorie a ripetizione. James, oggi, è ancora al fianco di Toto, ma non c'era in quel 2014 che fu l'inizio di tutto. Con Lewis Hamilton si chiude definitivamente il filo che collega questa Mercedes a quella Mercedes: in qualche modo, dare fiducia ad un giovanissimo Andrea Kimi Antonelli (ovvero, un pilota agli antipodi rispetto a Lewis: dal grande campione affermato al giovane di grandi speranze) è proprio la chiusura simbolica di un ciclo e di un altro che si apre.
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La scelta di Antonelli, del resto, conferma il pieno potere che Wolff ha su una squadra che oggi assomiglierà sempre più a lui: è stato lui a volere Andrea Kimi da giovanissimo ed è stato lui a decidere di metterlo in macchina per l'anno prossimo. Ovviamente, Andrea Kimi è, insieme a tutto il team, un progetto a lungo termine: capiti quel che deve capitare nel 2025, perché è il 2026 la data cerchiata di rosso. Allora, di Antonelli (e forse anche di Russell), ci saremmo fatti un'idea precisa; ma sarà della squadra di Toto Wolff che dovremo dare un giudizio. Magari non sarà universale, ma poco ci manca: Toto si gioca tanto in quel 2026.
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