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Carlos racconta quanto sia ancora il motore il singolo elemento in grado di differenziare le sensazioni al volante di una monoposto, tra guidabilità, erogazione e procedure specifiche da attuare al volante
Fabiano Polimeni
20 feb 2025
Nella complessità massima della Formula 1 turbo ibrida, dove la prestazione assoluta è il risultato di un legame tra aerodinamica, meccanica ed efficienza del motore ibrido, è curioso che proprio la power unit sia ancora il particolare che, da subito, segnala a un pilota il cambiamento più grande nel passaggio da una squadra all'altra.
Carlos Sainz l'ha spiegato bene dalla prospettiva Williams, dove ha scoperto la power unit Mercedes dopo stagioni passate guidando l'unità Ferrari e, prima ancora, quella Renault.
Carlos prosegue la "collezione" di esperienze con team diversi dello schieramento, un bottino comunque dal grandissimo valore per le squadre. Dopo i primi giri al volante della Williams, sulle differenze maggiori - prestazione assoluta a parte -, ha spiegato come "la cosa che si sente di più quando si cambia squadra, nel momento in cui c'è una power unit coinvolta, è proprio la power unit.
I rumori, le vibrazioni, il suono, tutto cambia completamente, quindi anche se sono uscito dai box (nei test ad Abu Dhabi nel 2024; n.d.r.) cercando di capire l'aerodinamica e le gomme e le sensazioni sul lato meccanico della vettura, l'unica cosa a cui ho dovuto adattarmi nei primi giri è stata la differenza di power unit, quanto possa essere diversa. È probabilmente il cambiamento più grande".
Valutazioni applicabili anche all'approdo di Lewis Hamilton in Ferrari, ancor più se possibile nel caso dell'inglese, che in carriera ha guidato solo ed esclusivamente motori Mercedes, prima di arrivare in Ferrari.
C'è poi il processo di adattamento alle procedure, a partire con i comandi al volante. Tutto un inverno è servito a familiarizzare con il volante della Williams e modificare quanto fosse personalizzabile, in termini di leve per lo stacco frizione e pulsanti.
"Anche il modo in cui la power unit funziona in termini di pulsanti, cambiamenti dei parametri dai tasti: nella Formula 1 odierna, con così tante cose che ci sono sui nostri volanti - tra l’erogazione, la batteria e cose del genere, oltre alla procedure di sicurezza sul motore e la power unit - tutto questo rappresenta sicuramente il più grande cambiamento a cui mi sono dovuto adattare finora in Williams”.
Serve un adattamento rapido perché i test sono dietro l'angolo e con pochissimo tempo utile, nel quale concentrarsi sul mettere a punto la monoposto e capirne i limiti.
"In base alla mia esperienza, il processo di adattamento - con soli tre giorni di test, ovvero un giorno e mezzo per pilota - richiede metà anno per capire davvero tutti i trucchi e i piccoli dettagli della vettura.
Se ci fossero più test, il processo sarebbe molto più breve. Ci sono così tante cose che bisogna imparare e sperimentare weekend dopo weekend. Questo non significa che non si possa essere competitivi: credo che se si è bravi ad adattarsi e si fa un buon inverno con la propria squadra, si possa essere subito competitivi.
Ma c'è sempre quell'ultimo decimo o gli ultimi due decimi della vettura che impari a trovare con il passare dell’anno. Inizi a lavorare meglio con gli ingegneri, con la squadra, e si inizia a dare istruzioni sulle prestazioni non solo dalla tua prospettiva sulla macchina, ma anche da tutti quelli che ti circondano, tutti i tuoi ingegneri dei diversi reparti.
Cerchi di sfruttare ogni cosa a tuo vantaggio. Anche in questo caso, non significa che io non possa essere competitivo o che noi non possiamo esserlo subito, ma per estrarre davvero l'ultimo decimo della vettura ci vuole sempre un po' di tempo”.
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