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28 apr 2025 (Aggiornato il 29 apr 2025 alle 07:14)
Due giorni immersi nella storia del motorsport, quelli andati in scena al Paul Ricard con il Grand Prix de France Historique. Monoposto da Gran Premio protagoniste e Sport Prototipi monumentali, come la Ferrari 330 P4, guidata da Charles Leclerc e Jean Alesi.
Un tuffo nella storia prima di proiettarsi verso il Gran Premio di Miami, per Leclerc. E l’occasione per “tenere in caldo” un progetto futuro, una voglia di gare endurance e di 24 Ore di Le Mans che non è nuova per il pilota monegasco: “È sempre stato il mio sogno, non ho mai nascosto che mi piacerebbe fare la 24 Ore di Le Mans e correrla con mio fratello e anche con Antonio Fuoco: sarebbe eccezionale”.
Progetti che restano nel cassetto, in una fase storica nella quale praticare più discipline del motorsport ad altissimo livello è una sfida estremamente complessa. Diversissima dal tempo in cui le gare di durata, il campionato Sport Prototipi, per fama superava la Formula 1.
Tempi in cui piloti passati dal volante di una Ferrari in Formula 1 correvano e vincevano a Le Mans. Con le Rosse e non. Dal “Cabezon” Froilan Gonzales - primo vincitore Ferrari in F1, a Silverstone nel 1951 -, che la 24 Ore la portò a casa nel 1954 insieme a Maurice Trintignant, passando per Ludovico Scarfiotti e Lorenzo Bandini, vincitori nel 1963.
Ancora, Chris Amon corse per Ferrari in Formula 1 e vinse Le Mans nel 1966, come accadde Nino Vaccarella, un via in Rosso in F1 nel 1965, anno della vittoria sul tracciato de La Sarthe; o, ancora, Jackie Ickx - ben 6 vittorie a Le Mans tra il ’69 e l’82 -, Pedro Rodriguez (1968), Didier Pironi (1978) fino ai protagonisti dell’era moderna: Stefan Johansson e Michele Alboreto, trionfatori nel 1997, Fernando Alonso vincitore nel 2018.
Il Grand Prix de France Historique vale come una catapulta nel passato delle corse, fatto esclusivamente da motori termici. Altri tempi rispetto all’attualità e alle prospettive future, che confermano in Formula 1 una strada dell’ibrido inscindibile dagli impegni dei motoristi. Rispetto al corso tecnico che verrà intrapreso nel 2026 potrebbero esserci delle correzioni di rotta dopo il 2029 ma quale che sia il frazionamento del motore termico, l’apporto dell’ibrido sarà un elemento imprescindibile. Così si sono espressi i motoristi di recente, in Bahrain.
Orchestre a 12 e 10 cilindri si sono esibite al Paul Ricard nella due giorni della rievocazione storica, dalla Renault di Formula 1 campione del mondo nel 2005 alla Ferrari 330 P4 del 1967. In mezzo, ogni genere di plurifrazionato.
“Non ho mai nascosto che mi piacerebbe vedere un ritorno al V10 o al V12”, ha aggiunto Leclerc. “Il rumore è semplicemente eccezionale. Credo che l'emozione che deriva da un motore come un 10 o un 12 cilindri sia unica. Spero, ovviamente, che avremo successo con la nuova tecnologia, perché fa parte del DNA della Formula 1, ma che riusciremo a tornare a questi motori”. Rivedere in pista, in Formula 1, un motore 8 o 10 cilindri supportato da un Kers basilare sarebbe già un successo.
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