La F1 è proprio un mondo strano. Ti aspetti l'annuncio di Franco Colapinto al posto di Jack Doohan, e invece prima arriva il colpo di scena legato al team principal. Uno scambio non banale, e nemmeno previsto, dalle parti di Enstone, pianeta Alpine: via Oliver Oakes, dentro Flavio Briatore.
La F1 è proprio un mondo strano, perché può anche capitare che una squadra passi dal team principal più giovane della griglia (Oakes) a quello più anziano (Briatore). Se la F1 è un mondo strano, quello dell'Alpine è davvero un mondo imprevedibile: non sai mai che cosa può uscire fuori. Sono anni, ormai, che nella scuderia francese con sede in Inghilterra si susseguono cambiamenti, decisioni più o meno controverse (come quella legata alla chiusura dell'attività F1 del reparto motori di Viry), ripensamenti. Il tutto nell'ottica di un team che, almeno all'esterno, trasmette tutto meno che il senso di una stabilità fondamentale, quando si vuole costruire qualcosa. In Alpine si va avanti a suon di rivoluzioni da anni, ed ora siamo di fronte all'ennesimo cambiamento. Servirà, inevitabilmente, altro tempo; Briatore ad interim fa pensare a settimane di riflessioni per individuare l'uomo nuovo, in una fase delicatissima per ogni scuderia: sono mesi, infatti, decisivi per il lavoro sull'importantissimo progetto 2026.
Briatore, in tutto ciò, è al ritorno che fa più rumore di tutti. Torna nella squadra con cui si era lasciato dopo il fattaccio di Singapore 2008, una pagina nera: fu prima allontanato dal team (che si chiamava Renault) e poi radiato dalla Federazione Internazionale, prima che il tribunale di Parigi lo riabilitasse definendo "irregolare" la precedente decisione di radiazione presa dal Consiglio Mondiale; dopodiché, preso un accordo con la stessa FIA per stare lontano dal Circus fino al 31 dicembre 2012, si era tenuto lui alla larga dalla F1, prima di tornare a modo suo: prima collaborando come "ambassador" con Stefano Domenicali e Liberty Media, quindi tornando come "executive advisor" ad Enstone su proposta del presidente Luca De Meo, ora il ruolo ad interim da team principal che chiude il cerchio aperto (e mai chiuso, secondo Felipe Massa) nella notte di Singapore. La parabola del geometra di Verzolo, insomma, è tutta qui.
Sorprende vederlo di nuovo a capo di un muretto, anche se nei fatti Briatore non era arrivato per un semplice ruolo di consulenza. Il ruolo di consigliere esecutivo, del resto, è chiaro: esecutivo significa proprio che ha impatto diretto, che è parte attiva nei processi decisionali ed ha margine di manovra. Sin da quando è arrivato, insomma, Flavio ha avuto potere: al di là dei termini anglosassoni, "decisionista" è la definizione che meglio si addice ad un ruolo che all'atto pratico è molto meno fumoso di quanto si pensi. E proprio questo, forse, è finito per essere un problema con Oliver Oakes: un team principal sì, ma con alle spalle una figura molto ingombrante (e con molto potere, concesso dallo stesso presidente De Meo) come quella di Briatore. Non è dato sapere se queste dimissioni di Oakes abbiano a che fare con la decisione di mettere in macchina Colapinto: è facile supporre di sì, anche se nessuno da Enstone ha ancora commentato e probabilmente non commenterà. Risulta che Oakes volesse supportare Doohan, e risulta anche che avesse una certa stima di Paul Aron, altro pilota di riserva Alpine che Oliver ha avuto nella sua esperienza in F2 alla Hitech, la sua squadra. Ma la questione del pilota, che può essere legata o meno al passo indietro di Oakes, potrebbe essere solo roba di facciata: di fatto Oakes, team principal e dunque in teoria l'uomo che avrebbe dovuto prendere le decisioni più importanti e definitive, non ha mai avuto davvero carta bianca, proprio per la presenza alle spalle di Briatore. Ecco, è questo il punto: Briatore decideva in Alpine, sembra, molto più di quanto potesse decidere un team principal che poi, di fronte a microfoni e tv, doveva giustificare decisioni del gruppo che magari personalmente non condivideva. Così, è chiaro, nessun capo squadra può operare, soprattutto se non si sente "capo".
Briatore-Oakes aveva tutta l'aria di un compromesso in grado di durare solamente pochi mesi, come hanno dimostrato le decisioni di questo maggio. Ora, Flavio Briatore è veramente tornato: divisivo, chiacchierato e controverso, Flavio adesso si è totalmente ripreso in mano la squadra che aveva fatto vincere un tempo, prima come Benetton e poi come Renault. Non c'è due senza tre, dice il detto: chissà che non possa farla vincere anche con il nome Alpine. Certo, non sono gli anni '90 e nemmeno i primi Duemila: Flavio, a 75 anni appena compiuti, torna in carica in una F1 diversa, in una scuderia che è cambiata e che di garanzie ne dà poche. Sono cambiati forma e contenuto, non il luogo: Enstone. E se la F1 è un mondo strano, Enstone lo è ancora di più.
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