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Hamilton e Mercedes: è un addio con più sollievo o più dispiacere?

Dopo 13 anni insieme si separa la coppia dei record per eccellenza della Formula 1

Forse è più Hamilton a pensare "menomale che è finita", a vedere da come stiano andando le cose in queste ultime gare. Perché è un Lewis che sembra stanco, desideroso di staccare la spina per qualche tempo, addirittura bisognoso di mettersi alle spalle un'annata sicuramente complicata per lui. Perché vivere un anno da separato in casa è difficile, molto difficile, e vale per tutti: per Hamilton, per Sainz, per Ocon e per chiunque si sia ritrovato a vivere una stagione simile in carriera.

Mercedes il dispiacere lo ha digerito ad inizio anno, quando ha saputo della decisione dell'inglese. Per Lewis, invece, da quel momento è partito il percorso più difficile: restare sul pezzo in un team che lo avrebbe passo passo escluso dalle decisioni tecniche più importanti, quelle per i lavori in vista del 2025: destino condiviso, come abbiamo detto, con chiunque abbia mai vissuto una situazione del genere.

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Di Hamilton nelle ultime settimane hanno colpito in negativo due o tre situazioni. La prima la voglia di mollare dopo Interlagos, con Hammer che addirittura aveva avuto il pensiero di non correre neanche le ultime due gare. Ancora, la voglia di ritirarsi dopo la prima penalità rimediata a Losail: ci è voluta un'alzata di tono di Bonnington, solitamente pacato e mite, a dire a Lewis: "Se vuoi portarti la penalità alla prossima gara, fa' pure". Infine, non è sfuggita la mancata volontà di Hamilton di partecipare ai test di fine anno con la Ferrari: magari Mercedes non avrebbe concesso il permesso, ma questo è un altro discorso; Hammer invece non ha voluto neanche chiederlo, trincerandosi dietro al "No, grazie" detto a Vasseur sulla possibilità di girare con la SF-24 nei test collettivi. Uno con l'esperienza di Lewis, non ha certamente bisogno di suggerimenti: se non ha voluto, avrà certamente ragioni valide per aver preso questa decisione, come la volontà di calarsi nell'ambiente Ferrari "fresco", senza le scorie del campionato 2024, nonché in un contesto molto diverso come quello che troverà a Fiorano tra gennaio e febbraio. Tuttavia, un confronto immediato con il nuovo team sarebbe stato utile, così come la comparazione tra W15 ed SF-24: inevitabilmente, le sensazioni della domenica di Yas Marina con la W15 saranno "annacquate" dai mesi di riposo, senza dimenticare che ad anno nuovo Lewis non potrà testare la Ferrari del 2024.

La grande gara di Las Vegas ci dice, ma non ce n'era bisogno, che Lewis non è uno che ha disimparato a guidare, e che non ha neanche bisogno di cercare chissà quali motivazioni: vuole semplicemente tra le mani una macchina che gli si addica e che possibilmente lo possa condurre a risultati di rilievo, come appunto accaduto nel Nevada. Altrimenti, Lewis è uno che soffre più di altri la mancanza di obiettivi di prim'ordine: anche in Mercedes è stato un grande uomo squadra nei momenti difficili, ma nei periodi tutto sommato felici e vincenti, mentre di fronte alle difficoltà è sempre stato uno più bisognoso di conforto e sostegno, più incline al lamento piuttosto che all'incitamento (parla, del resto, l'ultimo triennio). Nei momenti più complicati del 2017, del 2018 o del 2021, per dire, Lewis è stato un'ancora; quando però le cose sono precipitate, come dal 2022 ad oggi, è stato più facile imbattersi in un Hamilton lamentoso e pessimista piuttosto che uno carico come quello che a Silverstone 2021, sfruttando la vicinanza della pista, stette fino all'ultimo al simulatore prima di andare in circuito e affrontare le prove libere.

L'Hamilton che arriva in Ferrari, insomma, non è un pilota al tramonto, quanto piuttosto uno che, per gli ultimi anni di carriera, chiede disperatamente una monoposto all'altezza del suo talento per arrivare dove lui e la Rossa vogliono arrivare, ovvero al titolo mondiale. Ad Hamilton correre nel gruppo non serve e quel tipo di battaglia non siamo neanche sicuri che abbia tutta questa voglia di affrontarla. Anche per questo con la W15 di inizio autunno ha avuto poco da spartire, tramortito prima da una scarsa competitività e poi dalle sensazioni di una macchina che non gli è quasi mai piaciuta a livello di guidabilità. A Yas Marina saluterà dopo 12 stagioni con Mercedes e 18 con un motore Mercedes dietro la schiena, affrontando questo ultimo weekend probabilmente con più sollievo che dispiacere. La lotta interna con Russell, che vede i due appaiati con 685 punti ciascuno dopo tre stagioni da compagni di squadra, per Lewis forse trova il tempo che trova: è tempo di guardare al futuro, non al passato.

Mercedes saluta Hamilton così

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