GP Miami: i 5 temi del fine settimana

Una rimonta inesorabile di Verstappen che sa tanto di mazzata al morale di Perez, il tutto mentre la Red Bull resta imprendibile per chiunque; Alonso una certezza, Mercedes e Ferrari alla "finestra", mentre lo show nel pre gara...

08.05.2023 ( Aggiornata il 08.05.2023 11:35 )

Chi l'ha dura la vince

Sereno, mai troppo espansivo, apparentemente nemmeno troppo affaticato. Ma lucido, molto lucido, nella sua analisi: “Con la hard sono uscito alla distanza, penso sia stato questo a fare la differenza”. Sergio Perez per contro sottolineava quanto Max fosse inavvicinabile, nel suo stint con la dura, ma anche lui era consapevole come la gara se la sia giocata nello stint iniziale, quando è partito con la media per poi calzare la hard (strategia che, sulla carta, doveva essere la migliore). Il momento decisivo è stato quando Checo, nei primi giri a gomma fresca dopo il pit-stop, si è reso conto di non riuscire a guadagnare costantemente su Max, anzi perdendo pure qualcosa. Lì, si è decisa la gara. Quando Max gli è arrivato alle spalle alla fine, con la media fresca, era ormai solo questione di tempo.

Non poteva non vincerla questa gara, Max Verstappen. Tanto, troppo superiore a tutti per tutto il weekend, Perez compreso. Eppure la pole position era stata dell'altro, perché un suo errore (l'unico del fine settimana) si era incastrato con tempistiche spaventosamente precise alla bandiera rossa. Un errore ed una bandiera rossa in Q3: ecco come, a volte, ci si può bruciare un fine settimana. Ma è come stato alzare la difficoltà in un videogioco perché altrimenti sarebbe stato troppo facile. Facile lo è stato comunque, alla fine, ed è una mazzata di quelle stordenti alle ambizioni iridate di Checo e forse anche al morale. Perché in una situazione del genere, quando il tuo compagno recupera terreno pure nei sorpassi, è evidente ci sia una disparità di passo anche fin troppo marcata. Al decimo giro, quando Max era già 4°, il distacco da Perez era di 5”; al giro 15, passati Sainz ed Alonso e issatosi al 2° posto, tra il messicano e l'olandese ballavano solamente 3”. Quasi completamente annullati dopo altre cinque tornate, al momento del pit-stop di Sergio, andato dentro ai box con Max che alle spalle si apprestava ad entrare in zona Drs. Le tornate a pista libera dell'olandese sono state la certificazione di una superiorità netta: Sergio non riusciva a recuperare con gomma fresca, Max fuori dal traffico poteva fare letteralmente ciò che voleva. Anche con coperture di 20 giri più vecchie. In quello stint, decisivo per la vittoria, si è vista tutta la superiorità di Max: è andato ai box al 45° passaggio, ma ne avrebbe avuto per proseguire ancora.

Il problema ora per Sergio Perez non sono i 6 punti di ritardo diventati 14, no. Quello, con 18 GP ancora da disputare, sarebbe il minimo. Il problema è vedere questi sbalzi di competitività, questa incapacità conclamata a stare sul livello di Max per tutta la stagione. Perché se ti poni come candidato al titolo, allora non puoi permetterti giornate così, soprattutto quando l'altro parte in quinta fila. Se invece ti poni da seconda guida certa con licenza di far male di tanto in tanto, allora la faccenda cambia, E' una questione di ruoli che però Checo, legittimamente, al momento non vuole accettare. E fa bene, perché tanto male che vada fa secondo ed è giusto ci provi. Allora però serve un cambio di passo netto, deciso ed evidente: perché nessuno per ora è disposto a credere che vincerà il titolo un pilota Red Bull diverso da Verstappen. Sta a lui, lui soltanto, porre basi solide per il sogno iridato. Altrimenti, resta la via più facile: accettare come un Gerhard Berger di inizio anni '90 una vita da gregario di lusso, una vita con vista su vittorie di tappa ma al fianco di un compagno di squadra fenomenale e, per questo, imprendibile.

Verstappen: "Lo stint con le dure ha fatto la differenza"


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