Miami, lo spettacolo all'americana non convince i piloti

Miami, lo spettacolo all'americana non convince i piloti

Lo stile della presentazione proposto a Miami ha visto molti piloti contrari, non senza eccezioni, come Hamilton. Per Alonso, sempre o mai: tutti i tifosi hanno diritto allo stesso show

Fabiano Polimeni

08.05.2023 ( Aggiornata il 08.05.2023 17:05 )

Necessaria? Affatto. Caratteristica? Senza dubbio. La presentazione dei piloti proposta a Miami non è una novità assoluta, poiché già Austin, nel 2017, la Formula 1 e il promoter della gara in Texas avevano proposto qualcosa di "irrituale", sebbene differente ancora dal format visto in Florida.

Tutto molto "americano" nel modo di intendere  e presentare l'evento. Gli spettatori più sobri e compassati potrebbero contestare un momento forse caricato eccessivamente di spettacolarizzazione, che cede il passo a tutt'altro copione in gara, pure piacevole da seguire nonostante la superiorità imbarazzante di Verstappen.

Sterzi a parte: tutti a Imola per salvare il nostro GP!

Le voci dei piloti sulla novità vista a Miami sono perlopiù critiche: da Russell a Verstappen, fino ad Alonso, in diversi si sono espressi negativamente.

Russell, scomoda attesa

"Noi piloti ne abbiamo parlato al venerdì sera, tutti hanno personalità differenti e immagino sia la maniera americana del fare le cose e lo sport. Personalmente non fa per me, è un'opinione personale poiché sono qui per correre e non sono qui per lo spettacolo. Sono qui per guidare, per vincere ma immagino che dovremo abituarci. È qualcosa che distrae perché siamo stati per mezz'ora in griglia con le tute, sotto il sole e non c'è altro sport al mondo, penso, dove 30 minuti prima dell'azione devi stare lì fuori a fare un po' di spettacolo", analizza George Russell, nel direttivo della GPDA.

"É una cosa che apprezzerei nel mondo dello spettacolo ma noi vogliamo solo il meglio per lo sport. Siamo aperti ai cambiamenti ma non vogliamo assistere a ogni week end a questa cosa. Penso ci sarà solo nelle grandi gare". Ecco, su cosa renda "grande" una gara ci si dovrebbe anche mettere un po' d'accordo. È la partecipazione del pubblico a rendere grande l'evento? E' l'importanza della sede di gara? E' il parterre di ospiti o il grado esotico della meta? È la posta in palio prima del GP? E' la sua storia a rendere grande un certo GP?

Hamilton entusiasta, Verstappen dice no

Hamilton, diversamente da Russell, ha apprezzato l'idea: "E' bello che lo sport cresca di continuo e si evolva, che non facciano sempre le stesse code. Stanno provando a migliorare lo show e io li supporto".

Per Verstappen, invece, "è una cosa legata alla personalità di ognuno. Ad alcune persone piace essere maggiormente in luce, ad altri no. A per personalmente non piace, quanto è stato fatto oggi per me, quindi, non è necessario. Preferisco parlare con i miei ingegneri, poi indossare il caso e guidare. Capisco, ovviamente, il valore dell'intrattenimento. Spero solo che non sia una cosa da fare a ogni GP, credo dipenda un po' dal pubblico e da quello che vuoi".

Alonso: show uguale per tutti o niente

Contrario all'idea anche Alonso: "Capisco il punto di vista di tutti, io però non sono un grande fan di queste cose prima della gara. Se dobbiamo farlo, dovremmo eliminare altre cose come la parata dei piloti: si inseriscono davvero nel cuore dei preparativi e delle riunioni sulle strategie.

Dove non sono d'accordo è sull'idea di farlo solo in alcuni posti. Non credo che i tifosi di Miami siano migliori di quelli italiani a Imola o di quelli in Spagna, in Messico o in Giappone. Penso che dovremmo proporre ovunque lo stesso spettacolo prima della gara".


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi