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Monaco F1 2025 e quegli ostruzionismi vergognosi

Contrenere chi sta dietro e legittimo, ma ostacolarlo andando a lumaca è un atto antisportivo inaccettabile, che in gara si è visto fin troppo
Monaco F1 2025 e quegli ostruzionismi vergognosi
© Getty Images

Mario DonniniMario Donnini

26 mag 2025 (Aggiornato il 27 mag 2025 alle 08:53)

Ma a voi il GP di Monaco 2025 è piaciuto? A me no, per niente. E per un motivo fondamentale. La gara è stata la sublimazione dei comportamenti più antisportivi e torbidi immaginabili, della serie quando in corsa si commette una evidente scorrettezza nella sostanza, pur restando puliti nella forma e pertanto non sanzionabili e forse neanche criticabili sul piano dell’utilitarismo soddisfatto.

Premessa: a Monaco non si passa, punto. Cioè un’infilata doppia in gara si è perfino vista, in 78 giri, ossia il controsorpasso di Antonelli a Bortoleto al primo giro, tra la Vecchia Stazione e il Portier, ma la verità è con questi tram che sono le F.1 di oggi a Montecarlo per superare devi sfruttare la bandiera blu di un doppiaggio oppure una forte difficoltà tecnica e prestazionale di chi ti precede, altrimenti perfino il più lento in pista ha la possibilità di devastare la corsa del più veloce, a patto di trovarsi a lui davanti.

Le strategie discutibili dei team a Monaco

Okay. Detto questo, vero da una vita, in corsa capita di vedere Lawson che gira lento per far trenino e creare il largo davanti a sé, a uso e consumo di proteggere il futuro pit del compagno di squadra Hadjar, per la gioia di Racing Bulls. Più o meno la stessa cosa fa poi Sainz, a lode e gloria Williams del compagno di colori Albon, con successivo doppio scambio di favori e posizioni, dopo aver creato a loro volta due file autostradali di impotenti e perculati rivali.

Non basta questo, perché nel finale Verstappen tarda all’inverosimile l’ultimo pit-stop con l’unico scopo di mettersi davanti al reale capoclassifica Norris, all’unico scopo di innervosirlo - e fin lì andrebbe benissimo, ci potrebbe stare eccome, avoja -  ma col sottotesto dichiarato di permettere il riaggancio di Leclerc e pure Piastri, ovvero creando anche le condizioni per un non impossibile regolamento finale di conti, sperando in un purificatore demolition derby retrostante.

Cioè, mettiamoci d’accordo, perché qui siamo di fronte a comportamenti anomali, particolari, creati sì dalle specifiche caratteristiche morfologiche del tortuoso tracciato salotto, ma è anche vero che se di Monaco ce n’è uno, bravate del genere affondano le radici nel peggio del peggio dell’animo di un uomo di Sport e tanto vale parlarne.

F1, uno sport "egoista"

Punto primo, la F.1 è uno Sport individuale. Per dirla alla Hemingway, col pugilato, l’alpinismo e la navigazione in solitaria, resta il più egoriferito che c’è. Nasce come tale. Ci si riempe la bocca tanto col 75esimo anniversario della nascita della F.1, ma varrebbe anche la pena ricordare che i GP della nuova era (post Anni ’30) nascono per cercare e premiare il pilota più forte del mondo, non la macchina più feconda o la squadra più furba.

Lo stravolgimento arriva ben dopo, prima con una scossetta nel 1958 data dalla creazione dell’innocuo Trofeo Costruttori, e, a inizio Anni ’80, c’è la caduta del Palazzo d’Inverno, con la creazione del mondiale Costruttori, cosa che diventa vero e proprio golpe quando l’iride per le Case viene agganciato alla distribuzione proporzione del montepremi finale. Ed è così che la vera lotta che sposta oceani di dollari è nella classifica delle Case, mica tra i piloti. Così l’Uomo, l’atleta, il campione puro, già svilito dalla crescente supremazia della Tecnologia e del Sistema, finisce per diventare possibile lacché e non più e giammai Cavaliere del Rischio.

Correre usando le tattiche va bene, ma c'è un limite a tutto

Poi c’è un aspetto morale un tantino rivoltante. Correre usando tattiche va benissimo. Gareggiare ricorrendo a tatticismi anche estremi, okay, può andare, visto che la F.1 non è l’istituto Salesiano. Però muoversi in pista col solo, unico, pervicace, reiterato scopo di distruggere la gara altrui e di piazzare una volgare paraculata, è cosa che fa umanamente e sportivamente schifo.

Cioè, Perez ad Abu Dhabi 2021 che per qualche curva prova a tenere il rimontante Hamilton, ci può stare (“Checo, you’re a legend!” gli fa sapere Max), ma piantarsi in mezzo per mezza gara come un vecchio col cappello a bordo di un Pandino, col solo target di polverizzare e rovinare la corsa di chiunque sia dietro, no, è una vergogna assoluta, ributtante, altro che una grande idea di tattica di squadra.

E, lo ripeto, lo stesso Max che nel finale fa da tappo esagerato per aizzare la lotta al coltello tra la Ferrari di Leclerc e le McLaren, è gran brutta cosa.

Perché si è in Formula Uno per scoprire chi va più forte, non chi va più piano per creare danni altrui. Penso che questo sia il problema, anche se non tocca a me dare le soluzioni ma solo spunti di riflessione e sottolineare le contraddizioni di un sistema che a livello generale è eccessivamente formalistico, quasi feticistico - per mezzo millimetro di linea bruciata o di track limit sfiorato ti rovinano una gara o un mondiale -, quanto contemporaneamente lassista e menefreghista su ben peggio: perché se uso una monoposto quasi fosse il furgone del latte e faccio l’ingorgo, allora, wow, che bravura, che furbizia, che testa, che strategia, che cervello meravigliosamente spietato...

Monaco rivela le contraddizioni della F1 contemporanea

Dai, ma anche no. Una volta di più il circuito salotto sta dimostrando niente affatto d’essere anacronistico e sorpassato (non cascateci, quando lo dicono), rivelando, al contrario, di fungere da cartina tornasole di tutte le contraddizioni filosofiche e comportamentali più stridenti di questa F.1, a tratti furbacchiotta e un po’ nauseante. Che corre sui cittadini con macchine lunghe come torpedoni, non capendo che sbagliati sono i torpedoni e non i cittadini. E che si ispira al principio di fregare il rivale tappandolo, sfiatandolo, soffocandolo e non più a quello di superarlo o contenerlo dando comunque il massimo.

Nel calcio l’hanno capito da un secolo: difendersi va bene, fare ostruzionismo a oltranza, no. Non puoi.

Altro che doppio pit-stop obbligatorio per alimentare lo show (costringendo tutti per il 99,9% del tempo a parlare solo di gomme): il vero tratto distintivo di Monaco 2025 è stato per tanti, troppi piloti, solo quello di correre a lumaca, per distruggere la gara altrui, andando, stavolta più che in passato, addirittura  il più piano possibile.

E giunto a questo punto a chi si è impegnato in tal senso ho da dire solo due sincere, spassionate e vellutate parole: ma vergognatevi.

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