Ecco 6 macchine di Formula 1 davvero "strane"

Ecco 6 macchine di Formula 1 davvero "strane"

La storia della Formula 1 ci ha regalato spessissimo soluzioni "strane" e vincenti, come anche numerose monoposto dal design alternativo e non esattamente accattivante, rivelatesi peraltro poco efficaci. Ecco ripescate dalla memoria di metà anni Novanta, fino al 2014 - tra le stagioni "migliori" in termini di design davvero strani, frutto dell'interpretazione del regolamento tecnico - cinque monoposto destinate a restare nell'immaginario degli appassionati. Cinque F1 più una, quella che più di tutte, probabilmente, rappresenta l'originalità per eccellenza

  • Link copiato

Lotus E22 - L'interpretazione del regolamento 2014 da parte della Lotus fu parecchio inusuale nella pogettazione del musetto, con due "proboscidi" peraltro differenti nella lunghezza. Progettata da Nick Chester, fu portata in pista da Grosjean e Maldonado. Due ottavi posti, a Barcellona e Montecarlo, furono i migliori piazzamenti stagionali
1 di 6© D.Kalisz/Motorsport Images
Lotus E22 - L'interpretazione del regolamento 2014 da parte della Lotus fu parecchio inusuale nella pogettazione del musetto, con due "proboscidi" peraltro differenti nella lunghezza. Progettata da Nick Chester, fu portata in pista da Grosjean e Maldonado. Due ottavi posti, a Barcellona e Montecarlo, furono i migliori piazzamenti stagionali
Ferrari F310 - Nel 1996 debutta la Ferrari dell'era Schumacher ma la monoposto non è delle più competitive a inizio stagione. Arriverà comunque il primo successo nel GP di Spagna, sotto una pioggia torrenziale. Poi, indimenticabile, la vittoria a Monza, con una F310B. Rispetto al progetto iniziale, con muso basso e monopilone, la F310B passo al muso alto e maggior volume d'aria trattato dal fondo. Del progetto F310 si distinguevano anche le forme delle pance, piuttosto separate dal cockpit e con una sorta di doppio fondo. Fu eccessiva anche l'interpretazione delle protezioni ai lati del cockpit, molto più alte di quanto non proposero i rivali nel 1996, primo anno di introduzione delle protezioni laterali.  Alle tre vittorie (Spagna, Belgio, Italia) e cinque podi di Schumacher si aggiunge il terzo posto in Australia di Irvine, poi protagonista di ben 10 ritiri su 16 gare
2 di 6© Ferrari
Ferrari F310 - Nel 1996 debutta la Ferrari dell'era Schumacher ma la monoposto non è delle più competitive a inizio stagione. Arriverà comunque il primo successo nel GP di Spagna, sotto una pioggia torrenziale. Poi, indimenticabile, la vittoria a Monza, con una F310B. Rispetto al progetto iniziale, con muso basso e monopilone, la F310B passo al muso alto e maggior volume d'aria trattato dal fondo. Del progetto F310 si distinguevano anche le forme delle pance, piuttosto separate dal cockpit e con una sorta di doppio fondo. Fu eccessiva anche l'interpretazione delle protezioni ai lati del cockpit, molto più alte di quanto non proposero i rivali nel 1996, primo anno di introduzione delle protezioni laterali. Alle tre vittorie (Spagna, Belgio, Italia) e cinque podi di Schumacher si aggiunge il terzo posto in Australia di Irvine, poi protagonista di ben 10 ritiri su 16 gare
Williams FW24 - Sulla BMW Williams "tricheco" si alternarono in quattro piloti nel corso del 2004: Juan Pablo Montoya, Ralf Schumacher, Marc Gené e Antonio Pizzonia. La peculiarità del progetto di Patrick Head e Antonia Terzi era il muso a tricheco, con supporti dell'ala molto aperti e un canale ampio per guidare i flussi verso il fondo. Nella fase finale del campionato, dall'Ungheria e per sei gare su 18 in programma, l'evoluzione della FW24 passo a un musetto convenzionale. L'unica vittoria arrivò in Brasile con Montoya, gara conclusiva di una stagione dominata da Schumacher. Montoya che con Schumacher battagliò in più occasioni, su tutte la gara di Imola al primo giro, dove il colombiano concluse al terzo posto.
3 di 6
Williams FW24 - Sulla BMW Williams "tricheco" si alternarono in quattro piloti nel corso del 2004: Juan Pablo Montoya, Ralf Schumacher, Marc Gené e Antonio Pizzonia. La peculiarità del progetto di Patrick Head e Antonia Terzi era il muso a tricheco, con supporti dell'ala molto aperti e un canale ampio per guidare i flussi verso il fondo. Nella fase finale del campionato, dall'Ungheria e per sei gare su 18 in programma, l'evoluzione della FW24 passo a un musetto convenzionale. L'unica vittoria arrivò in Brasile con Montoya, gara conclusiva di una stagione dominata da Schumacher. Montoya che con Schumacher battagliò in più occasioni, su tutte la gara di Imola al primo giro, dove il colombiano concluse al terzo posto.
Tyrrell 025 - Ancora una Tyrrell tra le monoposto più originali e strane. Lo fu nella stagione 1997 per i candelabri, soluzione poi messa al bando e destinata ai circuiti più lenti, come Montecarlo, dove le appendici applicate ai lati del cockpit e rialzate oltre l'altezza dell'ala posteriore, garantivano un supplemento di carico. Anche il disegno del musetto, con singolo pilone a mo' di chiglia fu uno dei tratti distintivi di quella monoposto. Un progetto frutto di Mike Gascoyne e Harvey Postlethwaite, portato in pista da Salo e Verstappen. Il miglior risultato nel 1997 fu un quinto posto di Salo, ottenuto proprio a Monaco, un'edizione con sole 10 macchine al traguardo
4 di 6
Tyrrell 025 - Ancora una Tyrrell tra le monoposto più originali e strane. Lo fu nella stagione 1997 per i candelabri, soluzione poi messa al bando e destinata ai circuiti più lenti, come Montecarlo, dove le appendici applicate ai lati del cockpit e rialzate oltre l'altezza dell'ala posteriore, garantivano un supplemento di carico. Anche il disegno del musetto, con singolo pilone a mo' di chiglia fu uno dei tratti distintivi di quella monoposto. Un progetto frutto di Mike Gascoyne e Harvey Postlethwaite, portato in pista da Salo e Verstappen. Il miglior risultato nel 1997 fu un quinto posto di Salo, ottenuto proprio a Monaco, un'edizione con sole 10 macchine al traguardo
Caterham CT05 - Il 2014 segnò il tramonto dell'esperienza Caterham con motore Renault in Formula 1. Il team saltò le gare negli USA e in Brasile, posta in amministrazione controllata, per poi chiudere il campionato ad Abu Dhabi. Ericsson, Kobayashi, Lotterer e Stevens si alternarono al volante della monoposto progettata da Mark Smith. L'evoluzione introdotta durante la stagione smussò un po' il raccordo tra telaio e naso, modificando le forme squadrade dello scalino verso una soluzione meglio raccordata. I risultati furono comunque fallimentari. L'undicesimo posto di Ericsson a Montecarlo resta il miglior piazzamento
5 di 6© A.Staley/Lat Images
Caterham CT05 - Il 2014 segnò il tramonto dell'esperienza Caterham con motore Renault in Formula 1. Il team saltò le gare negli USA e in Brasile, posta in amministrazione controllata, per poi chiudere il campionato ad Abu Dhabi. Ericsson, Kobayashi, Lotterer e Stevens si alternarono al volante della monoposto progettata da Mark Smith. L'evoluzione introdotta durante la stagione smussò un po' il raccordo tra telaio e naso, modificando le forme squadrade dello scalino verso una soluzione meglio raccordata. I risultati furono comunque fallimentari. L'undicesimo posto di Ericsson a Montecarlo resta il miglior piazzamento
Tyrrell P34 - Nel 1976 debutta la prima (e unica) monoposto di Formula 1 a sei ruote. Arriva nel GP di Spagna, affidata a Depailler. Già dal Gp del Belgio si piazza quarta, per poi vincere con Scheckter in GP di Svezia. Numerosi podi consentirono al team di finire il campionato 1976 al terzo posto. Più travagliato fu il 1977, con Peterson e Depailler: quattro podi complessivamente e il sesto posto nel mondiale. Le sei ruote vennero messe al bando, una soluzione tecnica che consentiva anche di ridurre le turbolenze dalle ruote esposte con cerchi di misura inferiore: quattro da 10" anziché due da 13".
6 di 6© LAT Images
Tyrrell P34 - Nel 1976 debutta la prima (e unica) monoposto di Formula 1 a sei ruote. Arriva nel GP di Spagna, affidata a Depailler. Già dal Gp del Belgio si piazza quarta, per poi vincere con Scheckter in GP di Svezia. Numerosi podi consentirono al team di finire il campionato 1976 al terzo posto. Più travagliato fu il 1977, con Peterson e Depailler: quattro podi complessivamente e il sesto posto nel mondiale. Le sei ruote vennero messe al bando, una soluzione tecnica che consentiva anche di ridurre le turbolenze dalle ruote esposte con cerchi di misura inferiore: quattro da 10" anziché due da 13".

Scelte per te

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi