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Ecclestone a Hamilton: 'Non sono istruito e sei fortunato'

Bernie Ecclestone torna a commentare le parole di Hamilton, dopo le dichiarazioni rese alla CNN, e rivela aneddoti personali del suo anti-razzismo

Ecclestone a Hamilton: 'Non sono istruito e sei fortunato'
© sutton-images

23 lug 2020

La polemica sarebbe da ombrellone, visto il periodo. Non fosse per il tema alla base degli scambi di visione a distanza tra Lewis Hamilton e Bernie Ecclestone, la lotta al razzismo e alle discriminazioni, il movimento Black Lives Matters e l’esposizione di Lewis in prima persona, in una crociata per i diritti delle minoranze, soprattutto nell’ambiente della Formula 1.

A Hamilton va riconosciuto il coraggio di schierarsi, esporsi che sia sul clima, sulla tutela degli animali, sui diritti delle persone di colore, certo il problema percepito particolarmente vicino. L’ultimo “capitolo” del battibecco con Bernie Ecclestone è una replica dell’ex Supremo della F1 al giudizio tranchant di Lewis,scatenato da quel virgolettato alla CNN 'In molti casi i neri sono più razzisti dei bianchi': “E’ un ignorante e maleducato”, così replicò alle valutazioni di Ecclestone.

Un’offesa alla quale ha risposto dal Daily Mail, svelando aneddoti e giustificando il contesto, con una buona dose di saggezza.

Un impero costruito senza titoli

“Lewis potrebbe iniziare rendendo noto alle persone che chi non è bianco lavora nelle squadre e vengono date le stesse opportunità. Lewis, hai detto che sono un ignorante e senza istruzione. Ho il tuo stesso livello di studio. Perlomeno io avevo un motivo, ero a scuola durante l’ultima guerra, non sempre nelle migliori condizioni”. Ecclestone figlio di un pescatore, abbandonò gli studi a 16 anni – nel 1946 – per iniziare a lavorare, Hamilton ha frequentato il grado equivalente delle scuole superiori italiane, a Stevenage, fino a 16 anni.

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“Sei fortunato perché se avessi avuto un’istruzione adeguata forse la Formula 1 non sarebbe stata com’è stata perché ne beneficiassi come hai fatto. Ho anche tratto vantaggi ma facevo soldi prima di essere in formula 1.

Quando vincerai un altro campionato sarà per il tuo talento, per essere al posto giusto nel momento giusto. Come le persone di maggior successo, hai avuto un po’ di fortuna e lavorato duramente. Però sei un pilota e persona speciale. Non pensare al tuo colore della pelle, pensa a qual è il colore della tua mente. Siamo tutti umani con i medesimi gesti, dobbiamo pensare allo stesso modo, non invidiare gli altri. Solo migliorare e stare al passo. Abbiamo tutti qualcosa di diverso dagli altri.

(…)

Quella volta in Sudafrica

Quanto ai miei sentimenti per la società nera, ho portato via la Formula 1 dal Sud Africa dopo che un bianco sudafricano uccise un giornalista nero per i suoi commenti. A un week end di gara mi venne assegnata una macchina e un autista. Ero in macchina con Jochen Rindt, il pilota di F1, verso la pista. Una persona nera camminava per strada, l’autista bianco aprì il finestrino e con un bastone colpì la persona nera e la fece camminare sul lato della strada.

Urlai all’autista di fermare la macchina. Io e Jochen tirammo fuori l’autista e prendemmo la persona nera in macchina, accompagnandola dove fosse sicuro per lui. Venni quasi arrestato dalla polizia. Spiegai i fatti, non volevano capire. Andò così. Ho molti altri incidenti come questo. La vita non è giusta, dobbiamo istruire una generazione di giovani”.

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