Il racconto di Grosjean di come è riuscito a tirarsi fuori dalla Haas in fiamme, il pensiero all'incidente di Lauda e il ringraziamento a un Halo salvavita: "Non era il mio momento, un insieme di circostanze giuste"
Parla dal letto d’ospedale, racconta come è nato una seconda volta, Romain Grosjean. Sta bene e sui social ha già raccontato delle ustioni alle mani, bruciature di secondo grado che non limitano la mobilità delle dita, dice intervistato dalla tv francese TF1 e LCI.
Dell’incidente drammatico al primo giro del GP del Bahrain verrà esaminata ogni frazione di secondo per capire come migliorare ancora la sicurezza delle monoposto, come evitare che il fuoco torni a minacciare la vita dei piloti. E del fuoco, di come è riuscito a tirarsi fuori da un cockpit in pochi istanti trasformatosi da corazza di salvezza a rischio dal quale evadere, racconta Romain: “Ricordo tutto dall’inizio alla fine, non ho perso conoscenza e per uscire sono riuscito a slacciare le cinture, il volante invece non c’era più, probabilmente è volato via nell’impatto.
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Ho visto la visiera tutta arancione, le fiamme intorno e mi è venuto in mente l’incidente di Niki Lauda. Non volevo finire in quel modo, dovevo uscire dal cockpit per i miei bambini. Alla fine, ho le mani bruciate e uno strappo al legamento, pensavo di essermi rotto un piede. Ero più spaventato per i miei cari, i miei figli anzitutto ma anche per mio padre e mia madre, non lo ero per me.
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Ho visto la morte arrivare, non avevo altre opzioni se non uscire da lì. Sono scene che non esistono nemmeno a Hollywood, sono rimasto per 28 secondi nelle fiamme ma sono sembrati molti di più mentre provavo per tre volte a uscire dal cockpit. Dopo quest’incidente sono felice d’essere vivo”.
La sicurezza delle monoposto ha fatto la differenza, insieme alla fortuna di trovare uno spiraglio dal quale tirarsi fuori, tra guard-rail e parte superiore dell’Halo. “E’ stata una combinazione di circostanze andate nella giusta direzione. Non mi posso lamentare, non era il mio momento”, prosegue il pilota francese. Destino, aiutato dalla tecnica: miracolato.
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“Senza Halo non sarei qui, penso che Jules (Bianchi; ndr) non mi abbia voluto lassù. Per me è come nascere di nuovo, resterò segnato a vita da quest’incidente”, dice Grosjean, che guarda a un commiato dalla Formula 1 ancora dietro un volante. Spera di correre ad Abu Dhabi, com’è naturale per chi è pilota: “Se dovessi riuscire a correre ad Abu Dhabi sarei contento anche se finissi ventesimo. Anche se è complicato per chi mi sta vicino, tornare al volante di una Formula 1 è un’esigenza, per vedere dove sono e se potrò continuare a correre”.
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