Una Ferrari a pieni voti si prende la scena a Sakhir insieme ad un Hamilton fortunato e tenace e ad una Haas sorprendente, mentre la Red Bull affonda
“Something strange with the engine”. Era in curva 13, era l'ultimo giro e Charles Leclerc aveva voglia di scherzare. Ha pensato di usare le stesse parole che tre anni fa furono l'inizio della fine, solo che dal box nessuno ha abboccato: i dati parlavano chiaro, stava filando tutto liscio. E dunque via, dritto fino alla bandiera a scacchi, dopo la quale mentre Binotto gli intimava “Mai più questi scherzi”, Charles in perfetto italiano diceva “Torre, immagino la faccia che hai fatto quando mi hai sentito, come quella del povero gabbiano che ha perso la compagna”. Sembrano idiozie da terzo millennio, ma non lo sono: sono piuttosto il sintomo di un clima rilassato, tornato ad essere sereno e finalmente con la prospettiva di avere un futuro almeno un po' più tranquillo rispetto al recente passato.
Non bisogna cadere nell'errore di credere che sia una stagione in discesa: anzi, il difficile viene proprio adesso, quando si tratterà di andare a sviluppare una macchina che non ha manifestato un problema sin dal primo metro di pista percorso. Funziona tutto in questa Ferrari: aerodinamica, motore, squadra e piloti. La F1-75 è figlia di un concetto aerodinamico ben studiato, unico in griglia e fin qui soddisfacente, accompagnato da una meccanica che sta funzionando benissimo: a livello di sospensioni la Rossa pare aver fatto i passi giusti, ha un'ottima trazione, un'ottima gestione delle gomme ed in generale è parsa senza punti deboli. Sul motore gli elogi si sono sprecati, ed i fatti parlano di una realtà completamente diversa: cinque power unit di Maranello su sei sono finite a punti e la sesta ci è andata vicino. La squadra ha effettuato soste eccezionali ed i piloti hanno corso da campioni: Leclerc è stato chirurgico nello spettacolare duello ruota a ruota con Verstappen (i due si sono salutati nel dopo gara, ed il sorriso campeggiava sul volto di entrambi), Sainz da “studente modello” qual è ha saputo raddrizzare una situazione che all'inizio del fine settimana non lo convinceva per niente.
Adesso guai a non cadere in facili entusiasmi: per quanto super convincente, questa Ferrari ha corso e vinto solamente su un determinato tipo di pista. Servono altri indizi per avere la prova certa che lo stato dell'arte, quest'anno, sia rappresentato dalla F1-75: anche nel 2019, problemi di affidabilità a parte, la SF90 sembrava un missile, ed invece lo fu solo nel dritto, mostrando pecche evidenti in curva. A scacciare brutti pensieri un secondo settore molto incoraggiante per la Rossa, a sottolineare che c'è del buono anche oltre la cavalleria, insieme alla capacità di rispondere colpo su colpo nel duello ravvicinato così come sul giro secco e nella gestione delle gomme. Insomma, all'apparenza un progetto completo, ma aspettiamo. Altre prove sono all'orizzonte, ma una certezza c'è: l'inizio è stato a tinte rosse.
Binotto: "Orgolioso della squadra"
Poco di cui andar fieri, se non il risultato. Un podio è oro colato per una Mercedes lontana dalla forma migliore, senza mezzi per competere per la vittoria e piena di interrogativi. Della W13 conviene parlare a parte, anche se di certo lei non rientra tra i protagonisti della giornata. Vi rientra piuttosto un Lewis Hamilton che, come sa fare lui, ha saputo massimizzare il risultato. Fortunato, certo: ma a sfruttare le occasioni bisogna essere anche bravi. Ed in una F1 che ha riportato la griglia a qualche anno fa, quando le prime tre erano letteralmente imprendibili per il resto della concorrenza, l'unico vero avversario nella domenica di Sakhir per lui era George Russell. Il ragazzino arrivato per prendere, un giorno, il suo posto, ma intanto Lewis gli ha spiegato come si fa. Dietro al venerdì, ma davanti quando contava di più, ovvero in qualifica ed in gara. Per George, il 44 non è stato un obiettivo raggiungibile: di problemi oggi la Mercedes ne ha altri, ma per Hamilton era importante dimostrare a tutti di essere ancora in grado di avere una marcia in più. E poi, non è mai male iniziare una stagione con un nuovo record: con la terza piazza di Sakhir Lewis è andato a podio in 16 stagioni consecutive, ovvero in tutte quelle in cui ha partecipato; staccato Michael Schumacher, rimasto a 15 tra il 1992 ed il 2006.
Hamilton: "Podio inaspettato, tanto lavoro da fare"
Forse sono la squadra più enigmatica del mondo. La loro ancor breve storia racconta di un team crollato nel suo momento migliore, ma anche risorto quando sembrava spacciato. No, quei temponi nei test non erano solo una caccia smodata agli sponsor: nascondevano una qualità che evidentemente c'è, dalle parti di Banbury. Tutta messa in questa VF-22 che non è solo motore Ferrari: quello ha dato una grande mano, come l'ha data all'Alfa Romeo, ma poi c'è un progetto che funziona eccome. Per non parlare del pilota, partito in fretta e furia dalla Florida per vivere la sua terza, inattesa esperienza in Formula 1. Kevin Magnussen, da figliol prodigo, è stato un protagonista assoluto: ha letteralmente preso a legnate Mick Schumacher, il quale però può consolarsi con una Haas che quest'anno gli può permettere di lottare. Pazienza per l'11° posto di Mick, le notizie più importanti sono quelle relative al cronometro: e K-Mag ha dimostrato che con questa macchina, almeno su determinate piste, si può essere i migliori degli altri. Con una prestazione degna da oscurare tutto il resto, compreso un traguardo molto sottovalutato ma dalla portata storica: il 10° posto di Guanyu Zhou, il primo cinese di sempre in F1 capace di andare a punti alla sua prima gara.
Magnussen: "La pazzia continua". Schumacher: "Posso farcela anche io"
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