Nemmeno i saltellamenti rallentano la Ferrari F1-75

Nemmeno i saltellamenti rallentano la Ferrari F1-75© Getty Images

All'Albert Park la Ferrari ha mostrato ancora una volta quanto l'equilibrio della monoposto sia efficace: ecco perché

Presente in

Paolo Filisetti

12.04.2022 11:27

La Ferrari ha mostrato a Melbourne quanto e più delle prime due gare, quanto l’equilibrio della F1-75 fosse efficace anche su questo tracciato. Un fatto che alla vigilia non era per nulla scontato, anche in considerazione delle profonde modifiche che la pista dell’Albert Park ha subìto specificamente nel tratto tra le curve 9 e 10, ora di fatto raccordate in una “S” molto veloce che ha profondamente cambiato il carattere e il ritmo del circuito. Sulla carta, date le premesse, era più prevedibile che la Red Bull potesse trarne vantaggio, essendosi dimostrata nelle due gare precedenti più rapida della F1-75 nei settori veloci. Al contrario, è stato palese, seppur con qualche incertezza in FP1, con un escursione nella ghiaia da parte di Leclerc, che la F1-75, anche adottando una configurazione aerodinamica scarica, che includeva l’ala posteriore di Jeddah sottoposta ad una prima valutazione con il flow viz (paraffina fluorescente per visualizzare i flussi aerodinamici) in FP1 sulla vettura di Leclerc, producesse una carico elevato con il fondo, ma soprattutto fosse ben bilanciata.

In FP2 questa caratteristica è stata ulteriormente migliorata, grazie anche alla rapida analisi dei dati raccolti dai sensori che rilevavano le altezze da terra, montati in FP1 sull’ala anteriore. Questo, sebbene i dati raccolti servissero soprattutto per correlare all’abbassamento dell’avantreno l’innesco del porpoising a seconda della velocità ovvero del carico generato, per poi deliberare lo sviluppo al fondo previsto per il prossimo GP a Imola. I sobbalzi della F1-75, peraltro in Australia erano decisamente più accentuati rispetto a Jeddah, ma in tal senso al peggioramento di questo fenomeno potrebbe aver contribuito proprio un assetto caratterizzato dall’altezza da terra della monoposto ridotta con la finalità di generare più carico dai canali Venturi e dunque poter adottare un’incidenza inferiore dei flap. Questa scelta, possibile anche grazie all’assenza di ondulazioni del manto stradale rinnovato, ha rappresentato una mossa strategica con l’obiettivo di ridurre il gap velocistico nei tratti rettilinei con la Red Bull.

Pare corretto dunque considerare l’atteggiamento tecnico strategico della Ferrari, positivamente aggressivo, con l’obiettivo (centrato) di rendere ininfluenti anche i minimi punti deboli della F1-75 nel confronto diretto con i rivali. La monoposto del team di Milton Keynes, invece, per tutto il fine settimana, è parsa non totalmente a proprio agio sulla pista rinnovata dell’Albert Park. Come detto, caratteristica peculiare di questa vettura è la sua efficienza in rettilineo e capacità di generare elevata deportanza con il fondo. La configurazione scarica, seppur non eccessivamente, ha però indotto problemi soprattutto di gestione degli pneumatici e loro fase di warm up. Sin dalle prove libere, entrambi i piloti Red Bull, hanno accusato un graining elevato, segno di uno shock termico e dinamico della mescola innescato inizialmente da un non perfetto riscaldamento progressivo nel giro di ingresso, poi accentuato dagli scivolamenti laterali causati da un carico verticale non ottimale, in ogni caso inferiore
a quello prodotto complessivamente dalla F1-75. Il fenomeno è stato poi decisamente palese in gara, condizionando il passo di entrambe le vetture del team. A livello di sviluppi è stata adottata una nuova ala anteriore caratterizzata da nuovi schermi verticali, caratterizzati da un profilo più stondato dello spigolo superiore una loro parziale curvatura verso l’esterno per incrementare l’effetto out wash, e l’adozione di una bandella laterale sinuosa e posta più in alto rispetto alla versione arcuata precedente.

Una nuova ala anteriore

L'ala anteriore della F1-75 con i sensori per il rilevamento delle variazioni delle altezze da terra, montati in FP1. Si nota la loro posizione con un sensore centrale sotto il profilo e due per ogni paratia. Hanno permesso la raccolta dei dati rilevanti anche per la delibera definitiva del prossimo sviluppo aerodinamico eper rifinire l'assetto a Melbourne.

La W13 in tutti i sui problemi

Merita un capitolo a parte l’analisi delle prestazioni della Mercedes W13. Dando per scontato che sia palese il fatto che il bottino di punti raccolto in Australia sia decisamente superiore alle aspettative del team ed alla competitività reale della W13, è stato comunque interessante notare come, al netto delle performance non da primato, i tecnici di Brackley abbiano seguito in Australia un approccio molto pragmatico. Intendiamo dire, innanzitutto, che nei fatti hanno smentito voci dimostratesi totalmente prive di fondamento (anche logico) che davano per certa l’introduzione anticipata di un GP, del pacchetto di sviluppi previsto per il GP dell’Emilia Romagna. Contro tale ipotesi, un ampia serie di valide ragioni, tra cui il fatto che il tracciato dell’Albert Park non possa essere considerato a tutti gli effetti probante per la valutazione di un ampio sviluppo aerodinamico. A ciò va aggiunto che la criticità rappresentata da una tendenza al porpoising della W13, vivamente sconsigliasse l’introduzione di modifiche radicali, in una gara logisticamente così sfavorevole, dove la possibilità di ritornare ad una configurazione precedente, non sarebbe stato possibile, in caso di riscontri non soddisfacenti.

Logico dunque, che i tecnici diretti in pista da Andrew Shovlin abbiano di fatto adottato la medesima vettura vista a Jeddah, con variazioni solo a livello di setup, e nel caso dell’ala posteriore, dell’adozione di un nolder lungo il suo bordo di uscita. Optando per mantenere lo status quo, è stato
quindi possibile cercare con una discreta efficacia di arginare i saltellamenti della W13, con un minimo incremento dell’altezza da terra, che nei fatti
non ne ha compromesso le già non esaltanti prestazioni. Insomma una Mercedes, concreta, che in questa fase affronta le gare come test, per cercare
di avvicinarsi progressivamente ai leader. A Brackley, come le stesse parole di Shovlin nel dopo gara hanno fatto capire, sono consapevoli che il percorso per ritornare a lottare per la vittoria, non sia breve. Averne consapevolezza rappresenta il primo passo verso la risalita.

 


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi