Una Mercedes inaspettatamente vincente coglie la 60° doppietta della sua storia, con un Russell impeccabile ed un Hamilton fortissimo in gara dopo una brutta qualifica; Verstappen campione in una domenica accorta, tanto da discutere in casa Ferrari. Disastro per Aston Martin
Parliamo di fatti: il podio se lo prende in pista, dopo una chiamata sbagliata del muretto e dopo aver disobbedito allo stesso muretto. Fin qui, i fatti. Per le sensazioni, ognuno può pensarla come vuole: da pilota uscente, sa che di giornate del genere ne vivrà poche nell’immediato futuro ed è umana la tentazione di voler capitalizzare adesso. Se uno infrange un team order, deve prendersi la responsabilità di ciò che fa, perché é vero che il team lo tiene in pista tre giri di troppo, ma è anche vero che è lui che decide di riprendersi il maltolto senza rispettare un’indicazione del muretto. Fermo restando che se Leclerc nel finale non lo riprende è perché evidentemente lui negli ultimi giri ne aveva un filo di più.
Sbotta, forse più per accumulo che per l’episodio in sé. Dal canto suo, comunque, qualcosa di meglio lo poteva fare: attaccare subito in quella maniera Russell, su gomma media, dopo tre giorni a parlare di rischio graining, non è stata una genialata. Alla fine, la squadra chiede due favori a Sainz, e lo spagnolo uno lo rispetta (giro 27) ed uno no (giro 32). Nel finale, volendo, avrebbe potuto riprovarci, ma non ci riesce.
Duello Sainz-Leclerc: la versione di Charles
Campione senza graffiare, come non vorrebbe ma come a volte è necessario fare. Finché sente la macchina, va piuttosto bene, anche perché la Red Bull aveva buttato un occhio particolare al rischio del graining, riuscendo a gestirlo meglio di altri. Quando con il passare dei giri, con la pista più gommata, il graining scompare, gli altri migliorano più della RB20 e cede il passo, consapevole di quanto sia inutile lottare in una giornata così con Hamilton e le Ferrari. Una gara da 7,5 in una stagione da 10, perché il quarto titolo è un capolavoro che porta innanzitutto la sua firma.
Per quanto riguarda l’abitudine a vincere battaglie e classifiche del centro gruppo, è uno dei migliori. Sulla carta Las Vegas era una pista che dava fiducia alla Haas e, anche se la teoria spesso e volentieri è stata smentita, è riuscito ad essere “best of the rest”, ovvero il migliore degli altri. Batte Tsunoda e ringrazia il motore esploso di Gasly, portando a casa 4 punti che consentono alla squadra, a due gare dal termine, di riprendersi la posizione in classifica sull’Alpine.
Verstappen: "Sollevato ed orgoglioso per questo mondiale"
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