Adrian Newey ha ammesso che i problemi di bilanciamento della Red Bull sono nati già sul finire del 2023, e che il team ha pagato il non aver reagito in tempo sulla RB20: sottovalutati i primi segnali di Verstappen
Quando sono cominciati, i problemi della Red Bull? Parecchio tempo fa, a sentire Adrian Newey. Secondo l'ingegnere inglese le difficoltà di sviluppo si erano già manifestate con la RB19 alla fine del 2023, per poi esplodere definitivamente nel 2024 con la RB20. Prova ne sia anche il divario sempre maggiore tra Verstappen e Perez.
Nell'analizzare ai microfoni di Auto Motor und Sport i problemi sofferti dalla Red Bull nel 2024, Newey ha detto: "Innanzitutto, McLaren ma anche Ferrari hanno sviluppato bene le loro auto, facendo un ottimo lavoro. Tuttavia, da quello che ho potuto vedere, la macchina Red Bull del 2024 stava diventando sempre più difficile da guidare, ed era così anche durante le ultime fasi del 2023. Anche se non era contento, Verstappen è riuscito a gestire tutto ciò, Perez no. Per questo già nel corso del 2023 abbiamo cominciato a vedere una maggiore differenza di prestazioni tra Max e Checo. Ciò è proseguito anche nella prima parte del 2024, ma si vedeva meno perché in quel momento la macchina era ancora abbastanza veloce. E' un qualcosa di cui stavo iniziando a preoccuparmi, ma non tante altre persone nel team sembravano esserne molto preoccupate”.
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Secondo l'ingegnere inglese, uno dei grossi problemi è stato non capire per tempo che la direzione di sviluppo della RB20 dovesse essere cambiata, e di aver reagito solo quando anche Verstappen ha cominciato a lamentarsi sempre più della guidabilità: "Da quanto ho potuto vedere dall'esterno - ha proseguito Newey -, ma non lo so e non è una critica, penso che i ragazzi in squadra, forse per mancanza di esperienza, abbiano proseguito nella medesima direzione. Così il problema è diventato sempre più critico fino a quando anche Max ha avuto difficoltà a guidare".
A quel punto la Red Bull ha iniziato a lavorare alacremente sull'assetto per risolvere i problemi, ma questo non può bastare: "Il set-up può mascherare i problemi in una certa misura - ha proseguito Adrian -, ma il problema rimane. Per me lavorare sul set-up significa semplicemente ottimizzare le caratteristiche della vettura e ovviamente, in una certa misura, quelle del pilota, ma senza strafare. Si tratta principalmente di aggiustare le caratteristiche della vettura e poi, ovviamente, di adattarla da circuito a circuito, a seconda della natura della pista".
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Interessante poi il punto di vista sulle vetture a effetto suolo: "Un'auto a effetto suolo, che non ha minigonne sigillate come le vecchie auto che avevano minigonne scorrevoli, sarà sempre molto suscettibile all'instabilità aerodinamica. Questo perché inizi a generare carico a pressioni molto basse sotto il fondo, ma poi hai tutte queste perdite ai lati, e questo favorisce perdite potenzialmente grosse e problemi mano a mano che ti avvicini sempre di più al suolo. Tuttavia, allo stesso modo, è un buon modo per creare deportanza. Cerchi sempre di lavorare tra carico aerodinamico e consistenza, è un problema difficile".
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