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GP Brasile: i 5 temi del fine settimana

Il primo hurrà di George Russell è anche un'affermazione storica per i colori del Regno Unito, e vedremo perché, mentre in casa Ferrari e Red Bull tengono banco i giochi di squadra: aspetti importanti, ma non quanto la prestazione

L'erede al trono

George Russell è cresciuto. E' cresciuto e da ragazzino che portava a far vedere a Toto Wolff i powerpoint per convincerlo a prenderlo nella sua academy, oggi è diventato un race winner, come dicono dalle sue parti. Da promessa a realtà, con tutto il tempo per diventare un campione: ma a vederlo correre come ha corso ad Interlagos, sembra che a George non manchi la stoffa ma solamente un'opportunità. Quella che si augura di avere il prossimo anno, con una Mercedes possibilmente rinata e non solo per una sporadica vittoria di tappa.

Che ci crediate o no, George Russell è riuscito a fare qualcosa di storico. E le corse non c'entrano: è il primo pilota britannico a vincere sulle note di God save the King. Il primo pilota del Regno Unito a vincere in F1 fu Mike Hawthorn su Ferrari nel GP di Francia 1953, arrivato quando Elisabetta II era già diventata regina, e così è stato per tutti i 19 piloti e le 307 vittorie arrivate sino alla vigilia di Interlagos. In Brasile, George è diventato il britannico numero 20 della storia a far suo un GP, facendo salire a 308 il conto delle vittorie sotto la bandiera dell'Union Jack. Come detto, però, lui è stato il primo a farlo con un sovrano diverso.

Non c'entra niente con le corse, eppure potrebbe essere una bella metafora per indicare il vento del cambiamento. Una rottura col passato, recente e meno recente. In un 2022 che l'Inghilterra ricorderà come l'ultimo anno di regno della regina più longeva della storia, forse George Russell ha a sua volta dato un segnale di essere pronto a ricevere lo scettro. Nessuno pensa che Lewis Hamilton sia finito, e ci mancherebbe: con questa Mercedes, Lewis può tranquillamente riprovarci tra una settimana, ad Abu Dhabi. Ma siccome nemmeno lui è eterno, a Londra e dintorni prima o poi dovranno scegliere chi lo sostituirà, non tanto nelle cronache quanto nel cuore degli appassionati. Quella di Russell è una candidatura forte, ed intanto alla prima vittoria ci è arrivato prima lui dell'amico Norris, che contrariamente a George non si è mai sobbarcato i dolori della Williams ma nemmeno ha avuto l'opportunità di passare ad un top team.

Per parlare di passaggio di testimone tra Russell ed Hamilton, probabilmente, è ancora troppo presto, ma intanto c'è un erede ed è già qualcosa, anche per questa Mercedes che si avvia a rinnovarsi consapevole di avere in casa il potenziale campione del futuro. Quello a cui si dovrà dare una macchina diversa nelle ambizioni rispetto a questa W13 che per ora ha vinto tanto quanto la W03, la macchina del 2012, ma che ha evitato in extremis l'onta di finire a quota zero vittorie. La macchina che, seppur non vincente, ha insegnato qualcosa di nuovo anche a chi veniva da otto titoli Costruttori consecutivi. La F1 è un mondo spietato che pretende di insegnarti cose nuove di continuo, anche quando sei il re incontrastato. E un re saggio, che sa che si può sempre imparare, sarà sempre un re temibile. Quello che un giorno sogna di essere George Russell.

Russell: "Senza parole, sensazione magnifica"

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