GP Abu Dhabi: i 5 temi del fine settimana

GP Abu Dhabi: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Max chiude vincendo, la Ferrari cogliendo il secondo posto in entrambe le classifiche, la F1 salutando un pilota che si è fatto voler bene da tutti: Sebastian Vettel

21.11.2022 ( Aggiornata il 21.11.2022 11:30 )

Chi ben finisce...

Essere così felici per un 2° posto, con Enzo Ferrari definiva il secondo “il primo dei perdenti”, è anche un segno dei tempi. Ma siccome da qualcosa di deve pur ripartire, la Ferrari fa bene a lasciarsi andare ad un sorriso per la piazza d'onore portata a casa in entrambe le classifiche, Piloti e Costruttori. Poi, di qui a dire che va bene così, ce ne passa.

La piazza d'onore è diventata il vero obiettivo sul finale di stagione, perché non c'era oggettivamente nient'altro da prendere. A rileggerle ora, le parole del Paul Ricard, fanno rabbrividire: “Proviamo a vincerle tutte”. Quando Mattia Binotto lo disse, sembrava dirlo con cognizione di causa: era un modo per incitare l'ambiente e, al tempo stesso, ricordare che la Ferrari, classifiche deficitarie a parte, aveva una gran macchina. Nel giro di poco tempo, invece, quella macchina non c'era più, nel senso che la supremazia vista fin lì sarebbe rapidamente scomparsa: per cui possiamo dire che l'eccezionale crescita della Red Bull abbia preso in controtempo tutti, Ferrari compresa, che si è smarrita nella seconda parte del campionato. I maligni diranno che i problemi c'erano già da prima, se è vero che il Cavallino, da Melbourne in poi, di gare ne ha vinte solamente 2 su 19 (dopo aver fatto due su tre in avvio) e nelle domeniche in cui Verstappen non c'era o non poteva esserci: in Austria la Red Bull cannò l'assetto, in Inghilterra Max fu costretto a remare dopo che, una volta in testa, un detrito gli provocò danni al fondo.

Tra queste due correnti, una ottimista ed una pessimista, la verità sta un po' nel mezzo. La Ferrari, quest'anno, non era pronta per vincere. Ha fallito l'assalto al titolo, non quello alla competitività: cominciare con il piede giusto un nuovo ciclo tecnico è sempre fondamentale, perché recuperare poi è dura. Alla competitività di base (poi smarrita pure quella, almeno a livello assoluto) si sono alternati tanti, troppi errori, ed il problema è stato che a volte questi errori si sono ripetuti. Abu Dhabi, invece, è stata una magnifica controtendenza: il Cavallino aveva cominciato male il fine settimana (il passo, al venerdì, era deficitario), ma non ha esitato a ribaltare il propro programma di lavoro (FP3 a lungo dedicate ai long run) ed alla fine è andato complessivamente meglio in gara che in qualifica, sorprendendo sul passo lo stesso Verstappen. Una stranezza, rispetto alle abitudini del 2022, che avevano visto la F1-75 spesso regina al sabato prima di lasciare spazio ai rivali alla domenica. Probabilmente, ha aiutato anche l'aver tirato su al massimo la potenza disponibile: aspetto che valeva per tutti, ma che nel caso del team di Maranello ha fatto maggiormente la differenza, perché a quanto risulta è quello che per motivi di affidabilità deve “tagliare” più potenza di tutti.

Le note positive sul circuito di Yas Marina sono state la gestione del degrado (un vero tallone d'Achille in alcune domeniche) e soprattutto la reazione del team alle difficoltà del venerdì. Certo, prendere Max sarebbe stata tutta un'altra cosa, anche se non ha chiuso lontanissimo da Leclerc (8”771). Il vero obiettivo, come detto, era un 2° posto che a Maranello serviva per fare morale un po' a tutti quanti. Alla squadra ed a Leclerc, che infatti è tornato a sorridere. Ci voleva per togliersi di dosso ansie e paure, ci voleva per allontare gli spettri di un avvicendamento che il Cavallino ha smentito con forza, anche se le riunioni di fine stagione non sono ancora arrivate (ma arriveranno, nelle prossime settimane). L'inverno sarà meno cupo, perché adesso c'è qualcosa da cui ripartire. Ammesso e non concesso che si faccia tesoro di questa stagione, altrimenti, dei secondi classificati, la storia non ricorderà né nomi né cognomi.

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